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Stadio “Barbetti”, il Comune non ha i soldi per la manutenzione straordinaria: deve trovare soluzioni oppure venderlo

Stadio "Pietro Barbetti" (foto As Gubbio 1910)

Si è aperto un problema non da poco sulle condizioni dello stadio “Barbetti”, che fin qui riesce a reggere al tempo e ai problemi soltanto grazie ai sacrifici del Gubbio calcio, con il presidente Sauro Notari che si fa carico di tutte le spese ed è costretto perfino ad accollarsi i danni collaterali come le bollette dell’acqua sprecata perché le tubazioni sono ormai fatiscenti.

L’impianto che risale alla seconda metà degli anni ’70 ha bisogno di interventi strutturali e c’è il solito problema della semicurva occupata dagli ultrà rossoblù, tanto obsoleta quanto poco funzionale. I lavori che lo resero idoneo alla Serie B, nel 2011, per l’impegno della società presieduta da Marco Fioriti e l’attivismo in particolare dell’indimenticabile vicepresidente Giancarlo Brugnoni, restano una pagina straordinaria quanto isolata di come l’iniziativa privata può dare ottimi risultati.

Oggi Notari sta attendendo invano un sostegno concreto dal Comune e non polemizza direttamente con l’Amministrazione Comunale, dopo aver mandato ripetuti segnali. L’evidente insoddisfazione è stata raccolta dall’allenatore Piero Braglia che ha fatto un ragionamento ineccepibile sul fatto che gli ultrà sono troppo lontani dal campo di gioco. Il sindaco Filippo Mario Stirati ha risposto richiamando il suo senso di appartenenza personale e familiare, ma non è questo il punto. Servono risposte, soluzioni, decisioni concrete.

Il geometra Brugnoni nel suo di dirigente appassionato aveva proposto una soluzione molto intelligente e praticabile: una nuova curva a ridosso del manto erboso prevedendo altrove la pista di atletica, che peraltro era già – allora come oggi – in condizioni pietose. Brugnoni propose di prevedere sotto la curva degli spazi commerciali. Il sistema politico, come al solito, chiuse occhi e orecchi nel solco di una pessima tradizione che osteggia l’iniziativa privata.

Oggi lo stadio “Barbetti” potrebbe e dovrebbe fare un salto di qualità, ma la politica preferisce offendersi se qualcuno – specie se non eugubino e dunque dal pensiero libero senza condizionamenti – fa notare le incongruenze.

La Giunta Stirati non ha soldi, tra le ristrettezze economiche del momento e alcune operazioni fallimentari ereditate come la gestione della discarica di Colognola, il Puc di San Pietro e le voragini nei bilanci della società di proprietà Gubbio Cultura e Multiservizi. In assenza di risorse finanziarie, è impossibile intervenire su tanti fronti (basta guardare le condizioni vergognose delle vie nel centro storico e delle strade comunali in periferia), figurarsi se trova il denaro per sistemare il “Barbetti”.

Per questo motivo potrebbe essere valutata una possibilità seria e concreta: vendere lo stadio “Barbetti” a chi è pronto a investire, in un progetto complessivo che regga economicamente perché non si può certo chiedere a un privato di rimetterci (l’incubo del Puc di San Pietro di goracciana memoria chi se lo dimentica). Ormai il Comune non è più in grado di salvaguardare il patrimonio pubblico e tre esempi rendono perfettamente l’idea: larga parte dell’ex ospedale di piazza Quaranta Martiri è lasciato al suo destino; il palazzo delle ex Orfanelle in via 20 Settembre si ritrova nel più totale abbandono; l’ex mattatoio comunale di via della Piaggiola risulta transennato da anni perché pericolante. Il patrimonio pubblico è in molti casi prigioniero del degrado, si svaluta e non viene né utilizzato né gli viene data una prospettiva. Ragione di più per coinvolgere i privati invece che pensare al patrimonio pubblico come a una proprietà della politica, dei partiti, dei singoli che gestiscono il potere. Sul parcheggio multipiano di San Pietro è meglio stendere un velo pietoso, sorprendendosi semmai del perché la magistratura ordinaria e contabile non conduca un’indagine vera per capire cosa non ha funzionato e per quali responsabilità.

Sulla gestione del territorio, si ricorda la vicenda dell’ultimo Piano Regolatore Generale, varato nel 2007, con le imposizioni sulla perequazione per sottrarre soldi ai privati, immessi nelle casse comunali, e per avere pezzi di terra lasciata incolta con l’effetto di peggiorare l’impatto ambientale e visivo delle zone con nuove abitazioni. Una politica miope, di stampo antico a tinte bolsceviche, ha reso più brutta la città salvata solamente dalla straordinaria intuizione di chi lungimirante ha costruito l’acropoli con il nucleo centrale del palazzo dei Consoli, che con il modo di ragionare dell’attuale classe politica non si sarebbe mai fatto.

Trasferendo sullo stadio “Barbetti” le necessità e le aspettative, anche di fronte alla voglia di competere per confermarsi tra le migliori realtà professionistiche del calcio italiano, si rende più che mai necessaria una presa di coscienza. Dalla politica devono arrivare le risposte vere a un’esigenza non più rinviabile che è quella di valorizzare le risorse strutturali della città e non lasciarle all’inesorabile destino del degrado perché un Comune (Gubbio come altri) pensa solo a possedere qualcosa senza preoccuparsi del decoro e del migliore utilizzo.