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Inchiesta doping, famiglia di Gubbio agli arresti. Le indagini coinvolgono 500 clienti di palestre

Avevano pensato a tutto per depistare eventuali indagini. Perché gli affari sporchi del doping per chi si gonfia i muscoli in palestra non solo con gli attrezzi e non solo per le gare, frutta un bel po’ di quattrini. Trecentomila euro ha contato la procura di Perugia (pubblico ministero Mario Formisano) che ha fatto scattare gli arresti per un’intera famiglia di Gubbio. Lo riferisce il Messaggero Umbria nell’edizione di oggi, lunedì 31 ottobre, nell’articolo a firma di Luca Benedetti.

Pensato a tutto significa che le consegne avvenivano per nomi fittizi, non certo per i destinatari reali dei pacchetti carichi di doping. Nomi verissimi perché scelti a casa sull’elenco telefonico, ma fasulli perché a ritirare il gonfiamuscoli non si presentava certo il Mario Rossi sorteggiato a caso. Quasi un gioco, ma un gioco pericolosissimo per la salute di chi quelle sostanze le ordinava con triangolazioni che arrivavano da Romania e Bulgaria. I contati tramite i canali social e anche qualche telefonata che è finita all’attenzione del Nas che ha lavorato al caso della famiglia eugubina che spacciava doping per più di un anno.

La mente un autotrasportatore con passato di muscoli grandi così, 45 anni, finito a Capanne nel blitz dei carabinieri all’alba di sabato. Ai domiciliari la moglie e i genitori per un’impresa che più familiare non si può.

Maneggiare e con cura non c’era scritto sulle scatole (fatte passare come cibo oer gatti) ma l’avviso era evidente visto che dentro c’era di tutto, nandrolone in testa perché il muscolo va gonfiato a dovere con il derivato del testosterone. Ma attenzione ai rischi: acne, ritenzione idrica, ipertensione arteriosa e mialgia.

Giusto per dire di quanto sia pericoloso assumere quelle sostanze. Eppure i clienti erano un a montagna: cinquecento affezionati ha sintentizzato la Procura guidata da Raffaele Cantone. Cinquecento che adesso tremano di brutto perché possono finire nel gruppone dei trentotto indagati. C’è da vedere se c’è stato solo l’acquisto di quei prodotti (non solo sostanze anabolizzanti, ma anche altri ad azione stupefacente)oppure c’è chi ha allungato la catena e dopo aver acquistato ha venduto le bombe anche da altri culturisti per mostrarsi in palestra o oer cercare di portare a casa qualche coppetta nelle gare.

Sul fronte delle palestre l’Umbria è esento, sul resto non visto che almeno in due dovranno presentarsi ai carabinieri oer la firma. Hanno evitato le misure restrittive un corcianese e un folignate ma hanno un ruolo nell’inchiesta. Indagine partita nel luglio dell’anno scorso quando gli uomini dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Adm) hanno guardato con attenzione in una scatola partita dalla Bulgaria con destinazione Perugia. Dentro prodotti dopanti e farmaci. Quello è stato il filo del gomitolo che ha fatto scoprire il traffico, certificare quasi duemila spedizioni e contare fino a trecentomila euro di giro d’affari per la famiglia eugubina del muscolo gonfiato con il doping che può diventare un rischio per la vita.