L’ultima volta che sono stati visti assieme a Perugia erano liberi, imbacuccati in giubbotti invernali e abbracciati l’uno di fronte all’altra davanti alla casa di via della Pergola, la casa del delitto. Facce stravolte, espressione preoccupata, lacrime.
La
nuova immagine è tutt’altra cosa. Sono a braccetto per le vie di
Gubbio. Insieme come quindici anni fa, ma stavolta felici. O almeno:
questo trasmette la fotografia pubblicata dal Mirror con la
rivelazione sul loro incontro in Italia, a giugno, e la loro gita a
Gubbio, 15 anni dopo l’omicidio di Meredith.
Amanda, 35 anni,
è raggiante sotto il suo cappello di paglia.
Raffaele, 38 anni,
barba e zainetto, la cinge con un braccio e sorride. Istantanea di un
tempo che sembra lontano anni luce da quei giorni di inizio novembre
2007.
Meredith Kercher, studentessa inglese, classe 1985, fu uccisa la sera del primo novembre, a coltellate, mentre era nell’appartamento di via della Pergola, appunto, che condivideva con Amanda. A casa con lei c’era Rudy Guede, giovane ivoriano con il quale – secondo la versione di lui – aveva avuto un approccio sessuale. Lui, Guede, racconta che era in bagno con le cuffiette al massimo del volume quando ha sentito arrivare qualcuno e gli è sembrato di riconoscere la voce di Amanda. Poi un urlo lancinante, lui che corre a vedere cosa fosse successo e si imbatte in una figura maschile con il coltello in mano. Quello scappa, Rudy si affaccia dalla finestra e lo vede andare verso Amanda, che è già fuori dalla casa. Lo sente che le dice: «C’è un negro, andiamo via».
Il ragazzo racconta di aver tentato di soccorrere Meredith ma che poi, in preda al panico, è scappato e ha commesso un lungo elenco di errori nel vano tentativo di allontanare da lui i sospetti perché temeva di non essere creduto. Ecco. Di tutta questa versione Amanda e Raffaele – imputati, incarcerati e poi assolti per il delitto – non condividono quasi nulla. Negli anni hanno ripetuto mille volte che Rudy è un criminale, che lui e soltanto lui ha ucciso Meredith. Che loro due non c’entrano niente.
Processo complicato: prima la condanna, poi l’assoluzione, poi il rinvio della Cassazione, poi di nuovo la condanna e infine l’assoluzione definitiva. Rudy invece ha scelto il rito abbreviato ed è stato condannato a 16 anni; è libero da un anno. Difficile pensare che rivedendosi Amanda e Raffaele non abbiano parlato dei giorni angoscianti dopo il delitto. Anche perché il 2 novembre, cioè il giorno in cui fu ritrovato il corpo di Meredith, avevano programmato una gita a Gubbio. E a Gubbio hanno scelto di andare, quando si sono rivisti. Come a riannodare il filo di un discorso lasciato in sospeso. Dove eravamo rimasti? A Gubbio, alla gita mai fatta perché è successo quello che è successo.
«È stato bello – ha raccontato Sollecito al Mirror -, avevamo programmato quel viaggio perché ovviamente non sapevamo cosa le fosse successo e quel giorno non avevamo impegni. È stato dolce-amaro tornarci perché dovevamo andare lì in circostanze così diverse, ma è stato bello per noi poter parlare di altro».
Amanda Knox è arrivata in Italia con la sua famiglia. La sua bambina, Eureka e suo marito Cristopher. Per l’occasione è tornata anche a Perugia, rivela l’agenzia Ansa, e ha incontrato l’ex cappellano della sezione femminile del carcere, don Scarabattoli. «L’iniziativa della gita a Gubbio – ha spiegato Sollecito – è stata sua, ma l’idea di entrambi. Ho provato emozioni contrastanti, sicuramente piacere di stare in buona compagnia. Ma anche tristezza per la tragedia che abbiamo subito».
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