La sconfitta di Salò ha lasciato l’amaro in bocca in casa rossoblù per come è maturata e per come si sarebbe potuta evitare. Ecco le 5 cose che ha detto la sfida tra Feralpi Salò-Gubbio.
1- Perdere a Salò non è peccato, perché la forza della Feralpi è piuttosto nota. Perdere a Salò regalando un tempo abbondante a un avversario che non aveva certo bisogno di troppi aiuti rende però il giudizio un po’ differente. Il Gubbio è mancato nell’atteggiamento specie nella prima parte di gara, dove il gol è arrivato nei minuti finali ma dove oggettivamente il vantaggio dei locali era più che meritato. I rossoblù sono sembrati quasi intimoriti, di sicuro poco propensi a fare la partita, magari complice anche il terreno allentato. Hanno cercato di mirare al minimo e si sono complicati la vita. Ma in un campionato come questo se provi a fare ragionamenti simili rischi di fare una brutta fine spesso e (mal) volentieri.
2- Houston, abbiamo un problema. Nel reparto avanzato, s’intende. Dove Campagnacci proprio non decolla e dove i giovani (per ora) non riescono a supportare a dovere il capitano. Marchi alla fine la pagnotta se la guadagna sempre, ma il terzo gol del centravanti è arrivato su rigore e tradotto in parole povere significa che non sposta il conteggio delle reti stagionale su azione, fermo a 5 realizzazioni in 810’ di campionato. Il Gubbio cioè segna una rete su azione ogni 162’, che significa un gol ogni due partite. Da ciò possono scaturire due riflessioni: la prima è che manca cattiveria sottoporta, e non è un problema solo degli attaccanti. La seconda è che manca la gente che vede la porta. E questo dovrebbe essere un pedigree da attaccanti.
3- C’è poi un dato emblematico che balza all’occhio: il Gubbio sino ad oggi ha calciato 53 tiri dalla bandierina (quasi 6 a partita) e ne ha sfruttato solo uno a dovere, segnando con Schiaroli nella trasferta di Teramo. Pensandoci bene 53 calci d’angolo sono un’enormità e non essere riusciti a sfruttarli a dovere, se non nella circostanza appena citata, è certamente una colpa da cui Sandreani e il suo staff (così come i suoi giocatori) non possono sottrarsi. Le palle inattive nel calcio moderno sono parte integrante delle fortune di una squadra e il Gubbio a quanto pare non riesce a volgerle a proprio favore.
4- Sta diventando un caso Luca Ricci, tornato titolare a Salò in virtù dell’infortunio che ha colpito Massimo Conti in settimana. Ricci è stata la rivelazione della passata stagione ma adesso ha perso quello smalto e quella lucidità (oltre che la fiducia) che lo avevano sin qui contraddistinto. Sandreani l’ha schierato come mezzala sinistra, quindi non più come play nella mediana a tre, e il ragazzo ancora una volta ha risposto con grande fatica. È bene ricordare in questi casi che i giovani sono giovani, come tali inesperti e quindi necessitano di un po’ di tempo per trovare equilibri e continuità. Ricci è un capitale per questa squadra e la cosa non va mai persa di vista. Probabilmente ieri ha giocato fuori ruolo, e questo non lo ha aiutato.
5- Tanto per essere chiari: la rete del 2-0, realizzata da Andrea Ferretti, era da annullare. Perché Mattia Marchi si trova perfettamente sulla traiettoria della conclusione tentata dal compagno, e Marchegiani non può che essere stato disturbato dalla presenza del giocatore della Feralpi. Sbagliano l’arbitro e l’assistente nel non ravvisarne la posizione attiva. Ed è un errore marchiano, non certo di secondo piano. Non deve diventare un alibi, ma bisogna tenerne conto quando si giudicano risultati e partite.
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