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Diocesi, il possibile accorpamento di Gubbio con Città di Castello non piace a tutti

Il vescovo Luciano Paolucci Bedini

Si parla del risiko delle sedi e dei vescovi umbri prossimi al pensionamento che potrebbe cambiare la geografia delle diocesi. Sul tavolo c’è la successione di monsignor Domenico Cancian, il vescovo di Città di Castello che il prossimo 6 aprile compirà 75 anni, con la possibilità di un accorpamento con Gubbio che ricorda quanto già accadde nel 1972 sotto la guida di Cesare Pagani.

Se lo scenario sarà questo, in certi ambienti viene dato per probabile che il vescovo unico sarà Luciano Paolucci Bedini, 53 anni, dal 2017 a Gubbio. Se Bergoglio non cambierà la linea consolidata, Paolucci Bedini dovrebbe restare a Gubbio (ed eventualmente con Città di Castello) almeno sino al 2024, poiché è consuetudine che un vescovo di prima nomina resti nella sua prima diocesi almeno sette anni.

Dopo questa scadenza, con molta probabilità Paolucci Bedini potrebbe cambiare sede, anche se ogni decisione verrà comunque subordinata all’analisi nel 2024 del suo primo settennato. Di lui si vociferava per l’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve, dato che il cardinale Gualtiero Bassetti avrà 80 anni il 7 aprile e non potrebbe rimanere altri due come di norma avviene dopo il compimento dei 75, ma altre indiscrezioni vogliono la promozione dell’attuale vescovo ausiliare Marco Salvi.

La Cei non ha ancora varato il piano di riduzione delle diocesi. Per l’Umbria il vecchio progetto prevedeva la riduzione a quattro, ora l’accorpamento di Assisi con Foligno e la nomina a Orvieto-Todi di Gualtiero Sigismondi fa pensare a una formula di sei: Perugia, Terni, Spoleto, Foligno-Assisi, Orvieto e Città di Castello-Gubbio.

Da Città di Castello arrivano segnali contrastanti: lunedì prossimo, 14 marzo, arriva in Consiglio Comunale l’interrogazione di Roberto Marinelli e Silvia Norgiolini (dimissionaria da due giorni) ispirata proprio dai rumors che la diocesi tifernate possa essere accorpata a quella di Gubbio.

Nelle ultime ore le Aggregazioni Laicali della diocesi tifernate hanno ritenuto “doveroso esprimere la loro adesione all’ipotesi di costituire una nuova diocesi per tutta l’Alta Valle del Tevere, i cui centri più rilevanti sono Città di Castello e Sansepolcro”. Tale eventualità, sostengono, “è da considerare con particolare attenzione dal momento che nel territorio sussistono le caratteristiche geografiche, demografiche, culturali e sociali favorevoli ad un’azione pastorale omogenea soprattutto negli ambiti del lavoro, della famiglia, dei giovani, della formazione”.

Da qui l’appello “a coloro cui spettano l’onere e la responsabilità della scelta affinché tengano conto delle peculiarità del territorio altotiberino nella sua interezza e non prendano decisioni basandosi solo sulla geografia amministrativa e su dati quantitativi che non esprimono pienamente le caratteristiche di questa area e della popolazione che l’abita”. Non sarebbe un caso unico: nella diocesi di Gubbio c’è la marchigiana Cantiano; su Umbertide insistono le diocesi di Perugia, Gubbio, Città di Castello.