Attimi tremendi e interminabili in cui il pericolo, la paura e il panico – ha riportato oggi il Messaggero – s’intrecciano cercando solamente il modo migliore di uscirne, come ha fatto l’audace insegnante pronto a tutto che ha salvato la vita a un bambino di 9 anni. All’Edificio Scolastico in via Perugina a Gubbio, durante la pausa della ricreazione, l’alunno si è ritrovato soffocato perché mentre faceva colazione un tarallo gli è andato di traverso provocando un respiro sempre più affannoso e un principio di cianosi. Beato quel luogo che non ha bisogno di eroi nella quotidianità. La manovra di Heimlich (dal medico statunitense Henry Heimlich che per primo la descrisse nel 1974) richiede lucidità e freddezza perché basta un momento per cambiare il corso delle cose.
“L’allarme è scattato nella classe accanto a quella dove stavo facendo lezione – racconta l’insegnante eugubino -, è stata la sua maestra ad accorgersi e l’ha subito soccorso chiedendo agli altri alunni di avvertirmi rapidamente per dare un aiuto”.
Non c’era tempo per pensare né immaginare un intervento rapidissimo del 118 vista la situazione d’emergenza. Bisognava agire e rimuovere l’ostruzione nello stato d’ansia che rischiava di prendere il sopravvento. Così ha cominciato a usare mani e braccia per esercitare una serie di rapide e profonde pressioni sull’area addominale, tra sterno e ombelico, dirigendo la spinta verso l’alto in modo da comprimere il diaframma. Ciò ha provocato la compressione dei polmoni, esercitando una spinta pneumatica su quanto ostruiva la trachea, in modo da provocarne l’espulsione, rappresentando un potente e artificiale colpo di tosse.
“Quando ha espulso il boccone che gli impediva di respirare – ricorda il docente -, ho sentito i suoi polmoni riempirsi come quando si apre una confezione sotto vuoto”.
Le reazioni alla fine sono state di scampato pericolo con sospiri di sollievo tra la gioia che ha preso facilmente il posto dello spavento. Il bambino si è ristabilito con immediatezza e il clima è tornato nella normalità con la ripresa delle lezioni.
“Questa esperienza mi ha lasciato la convinzione ancora più forte che i corsi di primo soccorso sono molto importanti e spesso vengono invece messi in secondo piano rispetto a quelli su metodologie e didattica che pure hanno valenza”, ha spiegato l’insegnante ricordando quanto fosse importante ricordare la tecnica di salvataggio: “Quella manovra l’avevo provata anni fa su un manichino, ma quando ti trovi davanti un bambino che sta rantolando la cosa è ben diversa. Nel momento in cui la collega mi ha chiamato, mentre lo raggiungevo mi è tornata perfettamente e nitidamente in mente tutta la procedura. Pensavo di averla dimenticata e forse per l’adrenalina è come se avessi aperto un cassetto preciso della mia memoria”.
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